Ciao cari lettori, oggi vi voglio parlare del social eating. Era il 2010 durante la mia avventura londinese che sperimentai per la prima volta una forma di social eating. La busta paga bastava appena a pagare le spese ordinarie e il college era molto costoso, e peraltro gli orari delle lezioni coincidevano con i turni di lavoro. Per poter migliorare il mio pessimo inglese mi sono inventato una forma di scambio di “saperi”. Gli avventori mi facevano fare pratica in lingua inglese e io in cambio cucinavo per loro in diretta un piatto della cucina tradizionale italiana direttamente a casa mia.
Alla fine della serata gustavamo insieme ad un buon bicchiere di vino il piatto cucinato insieme. Tutto partì per gioco nei miei day off, ma dopo alcune esperienze il gioco si fece molto interessante. Soprattutto quando scoprì di avere buone chances con le ragazze straniere, e quindi divenne routine affezionata. Certo è ben diverso dal social eating attuale, ma con pochi spiccioli io riuscivo a praticare la lingua inglese e le persone che venivano a casa mia imparavano a cucinare e a gustare un piatto della cucina tradizionale italiana.
A distanza di anni ancora custodisco i rapporti con alcune persone, che ancora sento tramite social. Una delle ultime tesi presentate all’Università San Raffaele di Roma, nel corso di laurea in Scienze dell’alimentazione e della gastronomia mi ha colpito molto. Io credo proprio che sia la prima tesi di laurea che tratta con approccio scientifico il tema del social eating. Il testo che segue è stato estratto dalla tesi della Dottoressa Ivana Airoldi, che nello scorso Luglio ha conseguito la laurea con lode.
Mangiare è da sempre un’azione condivisa tra persone: dall’antico Egitto fino ai giorni nostri, il consumo di cibo è sempre stato un momento d’incontro, di scambio e di dialogo. La natura conviviale di queste azioni è probabilmente il fattore principale che rende l’incontro fra cibo e social media una situazione ideale, riflettendosi nelle scelte dei brand del food and beverage che usano sempre maggiormente i canali social al fine di incrementare il dialogo con gli utenti.
Con il fenomeno della globalizzazione, poi, il desiderio di valorizzare le culture locali ha raggiunto il massimo livello d’intensità: il cibo riesce a porsi come un segno formidabile d’identità. Ogni luogo è caratterizzato dai suoi specifici e tipici prodotti, legati alle tradizioni produttive, culturali, sociali e alimentari. Il patrimonio gastronomico che contraddistingue il nostro Paese è costituito dai luoghi che diventano riconoscibili in virtù di una particolare ricetta che è stata apprezzata, valorizzata e talvolta anche inventata. Sedersi a tavola con gli altri, o più in generale, consumare il cibo assieme, rappresenta un atto sociale di forte impatto e legame, perché esprime un rito di scambio e di esperienza umana (1). Così il cibo comunica, parla, crea legami, porta con sé sentimenti di conoscenza, amicizia, intimità.
Pensiamo alla differenza fra prendere un caffè per il piacere di condividerlo con un amico o rifiutarsi di farlo perché non si ha tempo o, molto più probabilmente, voglia di stare con quella persona.
La dimensione relazionale non riguarda solamente i rapporti all’interno di una comunità, ma interessa anche il legame con il territorio, con il paesaggio, con il lavoro e quindi anche l’ambiente attorno assume una notevole importanza.
Oggi ovunque sul web si parla di cibo e così il piatto diventa parte di noi, della nostra vita e del nostro essere. Tutto ruota intorno a ciò che mangiamo. E allora cosa c’è di più bello di sedersi tutti insieme a tavola, con gli amici o con la famiglia? In questo contesto si inserisce il social eating. Grazie alla tavola, si condividono opinioni, si raccontano storie, si socializza non solo con gli amici ma anche con persone mai viste prima. Social eating è cibo che diventa social, cibo che diviene straordinario comunicatore digitale nell’era dei Social Media del food. Dalla tavola nascono amicizie, idee, opportunità di lavoro e, perché no, ci s’innamora. Allo stesso tempo, il social eating si delinea come un fenomeno non ancora definito e in continua evoluzione in relazione alle tendenze e alle scelte dei singoli utenti.
Mi è sembrato, pertanto, subito appassionante poter confrontare la mia idea, circa lo sviluppo del fenomeno, con quella di altre persone per capire se, in una qualche fascia d’età, in qualche zona d’Italia in particolare o in qualche contesto sociale di preferenza, il social eating riesce maggiormente a svilupparsi, rappresentando il frutto di un nuovo contesto economico basato sulla condivisione di beni e servizi invece che sul singolo accesso e sulla proprietà personale.